Lorrain Claude

Collezione di acqueforti di Claude Lorrain tavole incise da Richard Earlom e tratte dal “Liber Veritatis” di Boydell del XVIII secolo.

Una pregevole collezione di acqueforti di Claude Lorrain. Le sue opere sono state incise magistralmente da un altro grande artista: Richard Earlom, (Londra 1743-1822) il quale usò come tecnica incisoria il mezzotinto.

Interessante collezione che illustra appieno l’attività artistica di Claude Gellée, nato all’inizio del XVII secolo a Chamagne, in Lorena, da cui derivò il nome di Lorrain. Trasferitosi a Roma giovanissimo per imparare l’arte pittorica iniziò a confrontarsi col realismo caravaggesco ed il classicismo che considerava come suo principale modello la pittura di Raffaello.

Senza dubbio il Lorenese dovette assorbire gli stimoli provenienti da entrambi questi filoni poiché, salvo un breve rientro in terra natia, tornò a Roma da dove non si mosse più fino alla morte avvenuta nel 1682. Purtroppo la sua opera pittorica dei primi anni è andata tutta distrutta o smarrita. Le opere databili al periodo più antico risalgono al 1630 circa. Una di esse è il Paesaggio con mercanti oggi alla National Gallery di Washington.

A partire dalla metà degli anni Trenta Lorrain cominciò a stendere il Liber Veritatis in cui, oltre ai disegni dei dipinti realizzati, vi è il nome del committente. Una sorta di diario, prezioso per la ricostruzione filologicamente precisa di quasi cinquant’anni di carriera artistica che si ritrova nell’esposizione saviglianese. E grazie a questo evento si possono dedurre la sua profonda conoscenza della pittura di paesaggio del Cinquecento e di quella a lui contemporanea, ma anche alcune peculiarità che lo collocano al di sopra di una produzione paesaggistica di maniera.

Il Paesaggio con mercanti a cui si è accennato, e il Paesaggio con capraio, del 1636, denotano una piena padronanza della pittura di paesaggio. Ma nel Paesaggio con il ritrovamento di Mosè, nella Veduta di un porto con Villa Medici, nell’Imbarco di Sant’Orsola, e ne Lo sbarco di Cleopatra a Tarso, tutte opere eseguite tra la seconda metà degli anni Trenta e i primi anni Quaranta, emerge un luminismo molto più sapiente, in cui la luce di un sole basso dà a tutto l’insieme (natura, figure umane, edifici) una patina dorata dal forte effetto poetico.

Un elemento che non resterà episodico, ma tornerà anche nelle opere più tarde. Tuttavia proprio per questa sua azione creativa si è inserito spesso il Lorrain nel filone del classicismo, dove viene associato a Nicolas Poussin. Ma se è importante rilevare gli elementi che accomunano i due artisti, è altrettanto necessario sottolineare anche quelli che li differenziano. È vero che nel Poussin vi è un’attenzione spiccata ai dati paesaggistici; in questi il cielo e l’effetto della luce del sole dànno ancora un senso di stilizzazione molto marcata, senza una vera amalgama cromatica (che invece in Lorrain è un risultato acquisito).

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Gli elementi di affinità sono innegabili: tanto in Poussin che in Lorrain vi è un’integrazione che si potrebbe definire perfetta tra gli elementi biblici e quelli classico-mitologici, secondo una poetica che trova il suo compendio in autori come Raffaello e Guido Reni. Tuttavia, mentre in Nicolas Poussin le figure umane occupano uno spazio notevolmente più vasto nella realizzazione pittorica, in Lorrain passano in secondo piano, e non è un caso che, da quanto risulta, non sarebbero sempre di mano dell’autore ma di allievi della sua bottega.

Ciò spiega perché il fascino e la profonda influenza del paesaggio di Lorrain si manifesterà con tutta evidenza in molti successori, tra cui Turner e gli Impressionisti. Grande importanza assume poi nella diffusione del lavoro di Lorrain l’inglese Richard Earlom ( 1742-1822).

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La sua facoltà naturale per l’arte sembra in primo luogo essere determinata dall’esercitazione derivata dall’ammirazione per Giovanni Battista Cipriani. Ne visualizza la grande abilità come disegnatore e, allo stesso tempo, inizia ad acquisire, quasi da autodidatta, l’arte dell’ incisione e del mezzotinto.

Nel 1765 Earlom è chiamato a lavorare con Alderman Boydell, allora uno dei promotori più liberali delle arti fini, per fare una serie di illustrazioni su committenza.

I suoi impianti più perfetti come lavoro incisorio, dopo gli artisti olandesi, diventano così le nature morte e, naturalmente, le incisioni delle illustrazioni e degli abbozzi di Claude Lorrain, pubblicate in tre volumi sotto il titolo appunto del “Liber Veritatis”, gran parte delle quali visibili in mostra per tutto febbraio senza scordare peraltro i dapres di Guido Reni, Hyderbeck, Zoffany, Heathfield, e Joshua Reynolds.